martedì 21 maggio 2013

Non offendete Napolitano, per favore.

Sono in periodo di esami e non sto scrivendo molto perché trascorro i pomeriggi all'università, ma anche ad un eremita non sarebbe sfuggito il breve scontro a fuoco tra Grillo e Napolitano in merito ad alcune denunce fatte contro individui macchiatisi di lesa maestà. 
Sì, proprio così: di lesa maestà, perché in Italia abbiamo anche questo. 
L'articolo 278 del Codice Penale recita: chiunque offende l'onore o il prestigio del Presidente della Repubblica, è punito con la reclusione da uno a cinque anni.

E' la stessa identica cosa che venne introdotta nell'antica Roma, nel 100 a.C., che puniva chiunque insultasse la dignità del popolo romano, delle sue istituzioni, dei suoi magistrati, degli dèi e persino chi si mostrasse codardo in guerra. La legge ebbe numerose modificazioni e, con Ottaviano Augusto, si estese anche alla persona del Princeps. Eravamo in pieno periodo repubblicano ma, cosa più divertente, eravamo anche negli ultimi secoli della Repubblica. 

La lesa maestà è espressione di quei popoli che iniziano a sacralizzare le loro istituzioni perché, non riuscendo più a giustificarne l'esistenza con argomentazioni pratiche, devono mantenerle in vita nel modo in cui si mantengono in vita le religioni: sacralizzando, ritualizzando, mistificando, sopraelevando. Giacché, delle istituzioni fatte dagli uomini per gli uomini, diventano istituzioni calate dall'alto per gli uomini. Ciò le rende infallibili agli occhi degli uomini ma, cosa peggiore, immutabili. Inevitabilmente diviene sacro anche chi vi fa parte, nonostante la maggior parte dei politici più anziani non abbia neanche una laurea e si spacci per statista esperto. 
In Italia questa tendenza è molto forte tra i politici e viene puntualmente espressa. Napolitano è il primo a perseguire questa religione dello Stato e lo fa ogniqualvolta predichi la "pace sociale", e quindi i toni contenuti, il dialogo pacato tra le "parti sociali", la convivenza di tutte le forze politiche. E' la solita solfa di derivazione catto-comunista alla quale i partiti aderiscono perché gli fa comodo, ma che il popolo si è quasi stancato di sentirsi ripetere. 

Il reato di lesa maestà del PdR non è nato per caso e non è stato introdotto tanto per dare un tono al presidente di turno. Il reato di lesa maestà serve ad avere una base legale per schiacciare il dissenso. 
Quando le manifestazioni sono sporadiche è semplice: si dirà che si trattava di gruppi sovversivi, che erano molti meno di quanti sembravano e che si trattava di un caso isolato. Nel giro di due giorni la gente dimentica. 
Quando il dissenso si fa più forte e radicato bisogna far in modo che non abbia alcun bersaglio, così da disperderlo. 
Non so se avete notato che Napolitano ha indirettamente deciso tutto il programma del nuovo governo. Quando su twitter qualcuno scriverà "Letta merda", Letta potrà rispondergli che il suo programma di governo è stato voluto dal Capo dello Stato per il bene della democrazia o di qualunque altra divinità. Allora il tizio scriverà "Napolitano merda", ma a quel punto il reato di lesa maestà interverrà a salvare l'ultimo contro il quale si può protestare, ed il tizio si beccherà la galera. 
Colpa sua, dopotutto: ha voluto offendere un individuo sacro. Se qualcuno dicesse a me che sono una merda, dovrei starmene zitto e nessuno lo rinchiuderebbe. 
Siamo ancora tutti uguali? Chi lo sa...

La forma in cui l'articolo 278 è stato scritto è anche abbastanza generica da permettere azioni ad ampio spettro. Cosa costituisce un'offesa alla dignità o all'onore? Ci sono politici che marciano sulla merda che la gente gli tira addosso (Berlusconi) ed altri che invece la prendono sul personale se gli dici anche solo "sciocchino" (Boldrini). Capirete che il reato di offesa alla dignità e all'onore, quindi, va di pari passo con la considerazione che l'individuo "leso" ha di sé. 
Napolitano potrebbe benissimo incominciare a dire che, essendo questo governo una sua emanazione (e lo è, nessuno ha votato Letta), si sente offeso nella sua dignità ogni volta che qualcuno insulta la sua creatura. Non gli si potrebbe contestare nulla perché la sua dignità e il suo onore è soltanto lui a decidere cosa comprendono.

Quando Grillo gli ha chiesto di abolire quello schifo di articolo, Napolitano ha risposto che in materia legislativa è sovrano il Parlamento.
Grazie per la lezione, vecchietto, ma hai imposto al governo tutto il programma, ora te la tiri su un singolo articolo di cui solo a te importa qualcosa? 
Ah, scusa per aver offeso la tua dignità. Sì, sei giovane e forte.

La sua risposta è stato semplicemente un modo vago di rispondere ad una altrettanto vaga accusa di Grillo. Napolitano è consapevole che la faccenda verrà presto dimenticata e che non costituirà mai un punto cardine delle proteste, perché la gente ha ben altro a cui pensare; forte di questa posizione, sta semplicemente prendendo tempo per conservare l'ultimo appiglio legale che resta a lui e alla politica per difendersi da chi li chiama finalmente per nome. 

Probabilmente avergli dato del vecchietto in questo articolo farà arrivare degli elicotteri neri a casa mia (molto sobri) con dei signori che mi spiegheranno che è sbagliato offendere Dio, ehm, il Presidente della Repubblica. Potrebbero farlo. Non lo faranno perché non conto un cazzo. 


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