sabato 1 giugno 2013

Il finanziamento pubblico ai partiti c'è ancora

Vorrei fare un po' di chiarezza sul cosiddetto ddl per l'abolizione dei finanziamenti pubblici ai partiti, perché vedo che in tv e tra partiti ci si scanna a vicenda riguardo l'interpretazione. 
Per capire, innanzitutto, dobbiamo sapere cosa sia un ddl. La sigla ddl non è altro che l'acronimo di disegno di legge, e si tratta di un progetto di legge, un testo suddiviso in articoli che ha valore di bozza ma non ha ancora forza di legge. In sostanza non è una legge, ma è una brutta copia preparata da uno o più ministeri e presentata successivamente all'organo legislativo, il Parlamento, che dovrà elaborarlo e successivamente - se lo ritiene opportuno - approvarlo. 
Nel caso del ddl in questione, è destinato a diventare un decreto legislativo. Il Parlamento, cioè, visto il ddl che gli viene presentato, lo rigira di nuovo al governo con una speciale delega e gli permette di scriverne la versione definitiva e di emanarla come decreto legislativo, che poi avrà comunque forza di legge come qualsiasi legge emanata dal Parlamento. Cambia il nome, ma la sostanza è la stessa. 
In tutto questo giro, il ddl potrà essere modificato più volte nei contenuti, sia dal Parlamento che dal Governo.

Quando Enrico Letta e tutti i suoi confratelli hanno dunque festeggiato l'abolizione del finanziamento ai partiti, hanno in realtà festeggiato soltanto il raggiungimento di un accordo su una bozza. E' un po' come se io festeggiassi il successo di un romanzo dopo averne scritto la bozza: è una sciocchezza, lo capirete. 
Soprattutto è una sciocchezza dire "abbiamo abolito il finanziamento pubblico ai partiti", visto che per ora esiste.

Chiarito che il finanziamento pubblico non è ancora stato abolito, diamo uno sguardo ai contenuti. 
L'abolizione del finanziamento pubblico è sancita dall'art. 1, comma 1, che recita laconico "E’ abolito il finanziamento pubblico dei partiti." Nessun riferimento alla relativa legge, nessun rimando. La cosa mi puzza. Stesso articolo, ma al comma 2, leggiamo "I partiti e i movimenti politici sono beneficiari di forme di contribuzione volontaria privata agevolata alle condizioni previste dalla presente legge."
La contribuzione volontaria è, in realtà, obbligatoria. E' stato infatti istituito il 2 per mille sull'IRPEF ed ogni cittadino potrà (dovrà) decidere a quale partito o movimento destinarlo. 
Siccome lo Stato si prende comunque questo 2 per mille, qualora decideste di non destinarlo ad alcun partito, andrà all'erario che lo dividerà comunque tra partiti e movimenti, in modo proporzionale in base ai numeri delle ultime elezioni. 
Volenti o nolenti, quindi, finanzierete comunque un partito. Vi conviene esprimere una preferenza, altrimenti vi ritroverete a finanziarli un po' tutti, e non so cosa sia peggio. 

Viene da sé notare quanto il ddl sia contraddittorio, visto che all'art. 1 comma 1 stabilisce che è abolito il finanziamento pubblico ai partiti e all'art. 4 introduce un nuovo sistema di finanziamento, sempre pubblico. Cambia la modalità, ma il finanziamento resta ed è ancora pubblico, perché le scelte non espresse finiscono comunque per destinare il 2 per mille a tutti i partiti e i movimenti. 
Ancora una volta ci hanno venduto fumo e merda. 

Resta poi da capire quale sarà il tetto massimo di fondi da destinare ai partiti. Quest'anno i partiti si sono spartiti meno di 200 milioni di euro di finanziamenti. Con il 2 per mille la quota da spartirsi sarà intorno ai 300 milioni, quindi c'è tutto da guadagnare sembra. 
Il Governo sostiene che, con successivo decreto, stabiliranno che il prelievo del 2 per mille non dovrà superare una certa quota. Staremo a vedere. 

Delle mie opinioni sul finanziamento pubblico scriverò successivamente, né mi pare il caso di discutere oltre su un ddl. Ciò che importerà sarà il testo definitivo, e lì ci divertiremo a vedere quanto ci hanno presi per il culo. 

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