domenica 14 luglio 2013

La non rivoluzione egiziana

In Egitto è stato deposto il presidente Mohammed Morsi, eletto circa un anno fa "dal popolo" ed appoggiato dall'esercito, che già appoggiava il regime precedente. I media si stanno sprecando con considerazioni sulla primavera araba, sull'inverno occidentale e su chissà che altra grande rivoluzione stia avvenendo in uno dei Paesi più poveri del mondo. 
L'unica cosa che sta avvenendo è che la gente sta morendo di fame

Il presidente Morsi apparteneva al movimento dei Fratelli Musulmani, movimento islamista che esiste in Egitto da circa 80 anni e che ha la stessa portata del partito comunista sovietico nei suoi anni d'oro. E' una grande fucina di bravi politici musulmani ed è super organizzato, tanto che è l'unico movimento politico del Paese che possa vantare la capacità di organizzare manifestazioni. 
Esiste qualche movimento liberale, ma è del tutto insignificante visto che fa presa soltanto su una piccolissima minoranza di borghesi che vivono in un mondo totalmente diverso da quello della maggioranza della popolazione egiziana. 
La forza di Fratelli Musulmani sta proprio sul loro bacino di elettori, che conta la classe operaia e contadina, che è quella che sta letteralmente morendo di fame. Se la crisi ha ridotto gli italiani a una vita molto minimal, gli egiziani che già vivevano nella povertà ora si sono ridotti a contendersi gli scarafaggi. 

Purtroppo per loro, né i Fratelli né il movimento liberale hanno davvero il potere. Il potere ce l'ha ancora l'esercito, perché l'esercito ha le armi e potrebbe in qualsiasi momento decidere che "la situazione si sta surriscaldando e bisogna calmare le acque". Non lo farà mai? Hanno appena deposto un presidente eletto, anche se più o meno democraticamente, ed è un atto che di per sé significa una cosa sola: decidiamo noi. Hanno detto che hanno seguito soltanto la volontà popolare, ma se qualcuno osasse manifestare con le armi come fecero contro il precedente regime, i soldati sparerebbero e non avrebbero alcun problema di volontà popolare in quel momento. 
Quindi no, in Egitto non c'è proprio nessuna rivoluzione, non c'è nessun partito rivoluzionario, non c'è nessun Robespierre e non c'è nessuna "era di internet" in arrivo, come molti blogger della domenica amano scrivere. 

In Egitto ci sono, tutt'al più, delle rivolte. E le rivolte sono guidate dal Generale Fame. L'unico scopo di quella gente è, letteralmente, mangiare. 
La rivoluzione prevede l'esistenza di un movimento organizzato che, dopo il rovesciamento del sistema, instaura un nuovo ordinamento e ne prende il controllo. In assenza di un movimento organizzato, si assiste al classico processo di contro-rivoluzione, che è semplicemente il ritorno al potere della vecchia classe dirigente. Ciò avviene perché in seguito a un rovesciamento spontaneo del sistema e in assenza di un nuovo ordine con cui sostituirlo, la gente non sa cosa fare e iniziano lotte interne per il possesso del potere. E a chi potrebbe andare il potere? Agli uomini e al regime precedente, che sono già organizzati e sanno già cosa fare e dove andare. 

Nella Francia post-rivoluzionaria ci fu il serio pericolo di un ritorno all'antico regime, perché le istituzioni repubblicane faticavano a nascere in un clima di aperta ostilità di coloro che contavano davvero, cioè i ricchi nobili ancora vivi e i ricchi borghesi che avevano affari aperti con questi nobili. In assenza di una effettiva efficacia di queste nuove istituzioni, anche la gente iniziava a rimpiangere la gerarchia rigida ma sicura del vecchio regime. Per questo si dovette procedere all'eliminazione fisica di tutti coloro che erano stati il vecchio regime, cioè i nobili. Tagliati fuori i nobili dalla vita politica, si impediva una contro-rivoluzione e un ritorno al passato. Senza quel sangue, la rivoluzione sarebbe finita uno o due anni dopo. 

La situazione attuale dell'Egitto è ancora più instabile di quella francese, perché non hanno mai davvero rovesciato il vecchio regime. L'esercito è al potere dagli anni '50 e continua ad esserlo, anche se le marionette che chiamano presidenti vengono sostituite di tanto in tanto. 
Non avendo colpito il cuore del sistema  di potere vigente, e cioè i generali delle forze armate, gli egiziani non stanno facendo proprio nessuna rivoluzione, né potrebbero sperare di farne una in assenza di un vero movimento rivoluzionario. 
I Fratelli Musulmani potrebbero prendere in mano la situazione qualora si decidesse di fronteggiare l'esercito, ma è un'eventualità remota perché non c'è nessuno, o quasi, a chiedere diritti e libertà: chiedono solo pane. Quando l'esercito glielo potrà dare, tutto quel rumore cesserà. 

L'80% della popolazione egiziana è formata da musulmani, e i musulmani non condividono quelli che noi chiamiamo diritti fondamentali dell'uomo. La religione islamica si fonda sulla comunione tra diritto e religione, fatevene una ragione. L'imam è il capo religioso locale ed è lui ad amministrare la giustizia nella comunità, sia quella civile che quella religiosa. Tutto deriva dal corano e dall'interpretazione che ne da l'imam. Non hanno neanche un capo che riunisca tutta la religione. E' una sorta di "modello istituzionale e religioso federale". 

I musulmani che vivono in Italia e che noi chiamiamo "moderati" o "integrati" non sono in realtà musulmani, ma ne sono un derivato e si riuniscono sotto forma di associazioni più o meno grandi, che professano un certo tipo di religione islamica "scremata" di tutti i contenuti che sarebbero illegali in Italia o addirittura impossibili (come ad esempio farsi amministrare la giustizia dall'imam e avere pene come il taglio della mano per i ladri). 
In Egitto però vivono musulmani veri, che dei nostri diritti e della democrazia non se ne fregano granché, né potrebbero vivere in forme di Stato come quelle occidentali vista l'organizzazione della loro popolazione, ma di questo parlerò nel dettaglio successivamente. 
La sostanza, ora, è che noi interpretiamo con i nostri filtri ciò che accade altrove nel mondo, spesso in zone profondamente differenti, e prendiamo dei grossi abbagli. 
Quelle che sono rivolte per il pane, diventano romanticamente rivoluzioni di stampo liberal-democratico-socialista e quant'altro che quella gente neanche si sogna. 

Volete sapere che accadrà in Egitto? Che ci sarà ancora l'esercito al potere e che ci resterà finché riuscirà a tenere buoni tutti. Quando non potrà più dare il pane alla gente, allora si inizierà come in Siria, perché nessuno si lancia disarmato contro un fucile solo per avere il diritto di voto. La stessa rivoluzione francese fu possibile solo perché la maggior parte della popolazione viveva in effettiva povertà e nella Parigi dell'epoca, in particolare, si viveva malissimo tra malattie, carenza di cibo, di alloggi e di lavoro. Lo stesso Rousseau, descrivendo il suo arrivo a Parigi, si dice disgustato dai fasti di Versailles a così poca distanza da una Parigi  in decadenza. 
Smettete pure di seguire gli eventi dell'Egitto, quindi. Non assisterete a nessun cambiamento epocale, anche se ve lo spacciano come tale per fare ascolti. 

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