venerdì 4 ottobre 2013

Presunzione di colpevolezza

La presunzione di innocenza è un principio del diritto penale secondo il quale l'imputato è considerato innocente fino a sentenza definitiva. Nel concreto, la presunzione di innocenza si è l'onere, da parte dell'accusa, di produrre prove per dimostrare la colpevolezza dell'imputato. Quest'ultimo, invece, non ha alcun obbligo di dimostrare la sua innocenza: deve soltanto difenderla cercando di respingere le accuse. 


Da un po' di tempo mi si fa notare che in molti dei miei scritti traspare, nei confronti dei politici, esattamente il contrario di questo principio, cioè una presunzione di colpevolezza
Ed è così. E' giusto che ne parli diffusamente, perché alla base della democrazia vi è proprio il dovere, che grava sulle spalle del politico, di dimostrare la sua innocenza, intesa come incorruttibilità ed adempimento dei suoi doveri. 

Sulla presunzione di innocenza si stanno compiendo i più gravi crimini politici nel nostro Paese. Sulla presunzione di essere puliti fino a prova contraria, tutti i politici costruiscono la loro carriera, poiché essa li rende inattaccabili dalla propaganda dell'opposizione ma ancor di più dal singolo individuo. Il motivo è semplice: il cittadino che abbia perduto la fiducia verso il proprio rappresentante a causa di vicende torbide legate a quest'ultimo, tenderà a lanciare accuse e a chiedere addirittura le dimissioni. E' ciò che accade ogni giorno ad ogni politico. 
Queste accuse però cadono sempre nel vuoto, perché il politico accusato risponderà che fino a prova contraria, lui è innocente. Con questa affermazione ha dunque tolto dalle mani del cittadino sovrano ogni diritto di delegittimarlo o, se vogliamo, di revocargli il mandato. 
Il politico che pretenda di essere innocente, in sostanza, sta pretendendo che la fiducia dei cittadini sia la stessa cosa di una sentenza definitiva. E su questa confusione, il politico continua ad andare avanti. 
Prendiamo il caso più famoso ed emblematico (anche se non unico): Silvio Berlusconi. 
Silvio Berlusconi è stato coinvolto in una trentina di processi, alcuni ancora in corso, altri ormai terminati senza alcuna condanna. Molti elettori di Silvio Berlusconi, già dai primi processi, si tirarono indietro e smisero di appoggiarlo perché avevano perso la fiducia in quell'uomo coinvolto in vicende poco chiare. 
Berlusconi ha sempre risposto in due modi: accuse di tradimento e presunzione di essere innocente fino a sentenza definitiva. Ha preteso, insomma, che queste persone fondassero la loro fiducia in lui sulle sentenze. Sullo stesso principio, ora che è un pregiudicato, la fiducia in lui dovrebbe essere a zero, ma non è questo il punto dell'articolo e non mi dilungherò. 
E' come se voi aveste la sensazione di un tradimento di vostra moglie ma foste obbligati ad amarla perché non avete fotografie che la ritraggano con l'amante. E' la stessa cosa. 
Il rapporto elettore-rappresentante è qualcosa che deve andare oltre la sentenza. E' un rapporto di fiducia, perché l'elettore sta rimettendo la difesa della sua sovranità nelle mani di uno sconosciuto. La ragione del rapporto sta nella difesa della sovranità. Quando l'elettore teme che la sua sovranità sia a rischio, ha il dovere di trarla in salvo. Non ha proprio alcun dovere di fedeltà in stile fascista verso il suo rappresentante, esattamente come un amministratore delegato non ha alcun dovere di fedeltà assoluta verso il suo procuratore. 
Nel rapporto elettore-rappresentante è l'elettore ad avere (almeno in teoria) il ruolo dominante. L'elettore comanda, il rappresentante esegue. 
La presunzione di innocenza del politico ha stravolto questo principio perché, di fatto, sposta il rapporto di fiducia su un piano giuridico, dove la fiducia non ha più alcun valore. 

Per questi motivi io guardo ai politici secondo la presunzione di colpevolezza. L'uomo libero rabbrividisce quando un altro uomo detiene il potere, poiché il potere significa sempre limitazione della libertà attraverso imposizioni. L'uomo che detiene il potere è dunque già in una posizione di minaccia verso tutti gli altri. Sta a lui dimostrare che non ha intenzione di attaccare la libertà e non può pretendere che ci si fidi di lui sulla base delle sentenze. Sarebbe come chiedere alla gazzella di non scappare quando vede la tigre acquattata dietro un albero, almeno finché non avrà le prove che la tigre è appostata per la caccia e non per espletare i suoi bisogni in un luogo riservato. Prima ancora di ottenere le prove, la tigre si sarà lanciata all'attacco e, forte dell'iniziativa, avrà quasi certamente ragione della gazzella. 
Quindi, prima siano loro a dimostrarmi di non essere colpevoli di attentare alla mia libertà, poi potrò considerarli innocenti. 

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